Vedendo la scultura “Pietà” di Giovanni Duprè sono rimasto affascinato dalla composizione e dall'espressione dei volti: il dolore vissuto nel volto di Maria e il dolce abbandono nel volto di Cristo. Ho così deciso di provare a disegnare a matita questa straordinaria Pietà.
Ma prima di passare alla spiegazione delle fasi del lavoro vorrei fare una breve biografia dell'artista e dell'opera.
Figlio di un intagliatore in legno, Giovanni Duprè nasce il 1° marzo 1817 a Siena. Anche lui fin da giovanissimo si dedica alla scultura in legno.
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La Pietà è considerato il capolavoro di Giovanni Duprè. Viene realizzata nel 1867 su commissione di Alessandro Bichi Ruspoli per la cappella di famiglia nel cimitero della Misericordia a Siena.
Partecipa alla Esposizione Universale di Parigi del 1867 e viene premiata con la Legion d'Onore ricevendo moltissimi apprezzamenti (“potenza d'espressione ed eloquenza dolorosa”, “ha della passione”).
Anche Ernest Chesneau, storico e critico d'arte francese, definisce Duprè un artista ispirato, sapiente scultore che riesce a trasmettere attraverso il marmo forti emozioni. Nella Pietà del Duprè la figura dei corpi, i movimenti ed i panneggi hanno una rara forza d'espressione, di dolore, di passione.
Per il disegno a matita della Pietà del Duprè ho utilizzato un foglio Fabriano Acquarello grana satinata da 300 gr, 20 x 30,5 cm. Ho iniziato disegnando i volti e tracciando sommariamente le linee dei capelli e delle pieghe del manto, tutto con una matita 2H della Staedtler.
Completato il disegno dei contorni, mi sono dedicato al volto di Maria e alle pieghe del velo e del manto, fase che ha richiesto diverse ore di lavoro e l'utilizzo di matite 4B, 6B, 9B della Staedtler e Derwent, seguito ad un intenso impiego dello sfumino.
Ho proseguito dedicandomi alla figura di Gesù, ponendo particolare cura al volto e ai capelli, che dovevano staccarsi dal corpo di Maria per creare quell'effetto di primo piano. Ho completato il disegno a matita cercando di rendere il corpo di Cristo come appare nella scultura, non marmo ma carne.
Come afferma giustamente Chesneau la Pietà del Duprè un gruppo con una forte “potenza d'espressione ed eloquenza dolorosa”.